Se in passato il ruolo dell’advertiser era semplicemente quello di comprare spazi pubblicitari, oggi anche questa professione è molto cambiata. Negli ultimi anni si è infatti diffusa una nuova figura: quella del digital advertiser.
Il digital advertiser è colui che ha il ruolo di acquisire traffico, decidendo dove, come e quando spendere il budget pubblicitario dell’azienda, allo scopo di massimizzare l’audience del proprio cliente. Non si tratta di un lavoro facile. Questo professionista deve infatti decidere su quali canali investire, scegliendo opportunamente tra quelli a pagamento (paid media), come per esempio i banner sui siti, gli earned media, che sono spazi ottenuti dal passaparola spontaneo, e gli owned media, ovvero siti e magazine digitali di proprietà di un brand. Non solo. Deve anche controllare quotidianamente l’andamento del proprio lavoro attraverso l’analisi dei report forniti da Google Analytics o dalle singole piattaforme e deve essere capace attraverso indagini qualitative e quantitative di individuare il target di riferimento per le sue campagne.
Per diventare un digital advertiser occorre chiaramente una solida competenza di marketing ed una spiccata capacità di integrare dati e numeri. Non è necessario seguire un percorso didattico prestabilito, ma è chiaro che ne esistono alcuni che possono facilitare l’ingresso nel mondo del lavoro. Un esempio? Il master che si tiene sia a Milano che a Roma organizzato dalla Sole 24 ore Business School, oppure i tanti corsi in Media Relations e Comunicazione Digitale di Bologna.
Veniamo ora al capitolo “retribuzione”. Quanto guadagna un professionista di questo settore?
Il digital advertiser lavora sia in azienda che in agenzia, ed ha una retribuzione media che nei primi 18 mesi di attività si aggira sui 24 mila euro lordi annui, per poi toccare i 35 mila dopo circa 36 mesi.
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