Oggi parliamo di come investire nei rifugi montani. Perché la montagna nasconde grandi opportunità per chi vuole intraprendere.
L’Agenzia delle Entrate ha stimato quest’anno che sono circa 800mila i fabbricati rurali non dichiarati al Catasto. Tutti distribuiti perlopiù tra montagne e aree collinari. Ed è soprattutto nelle montagne che questa situazione è particolarmente evidente. Perché proprio qui, lungo i sentieri, si trovano rifugi rimasti a svolgere un ruolo di presidio.
Il recupero di questi rifugi montani, di queste baite abbandonate, attrae sempre più persone che vogliono “cambiare vita” e trascorrere le loro giornate immerse nella natura. Persone che vogliono lasciarsi alle spalle la routine della vita metropolitana, il suo stress e il suo ritmo frenetico.
L’obiettivo di chi avvia un’attività in tale campo, non è quello di ottenere un turismo di massa, ma quello di puntare invece su un turismo lento. Un turismo sostenibile, capace di offrire cibo buono e locale, ed un’ospitalità semplice, di tipo esperienziale.
Un esempio tra tutti è quello di Corippo, il paese più piccolo della Svizzera, che è stato trasformato in un hotel diffuso in cui le casette sono le camere. Un altro esempio, questa volta nostrano, è quello del borgo abbandonato di Ghesc, nelle Alpi Ossolane. Questo borgo è letteralmente rinato, grazie ad un approccio che ha saputo unire all’accoglienza anche l’apprendimento, rigenerando da una parte il vecchio abitato e dall’altra organizzando corsi di formazione e workshop sull’architettura in pietra.
Per approfondire queste tematiche, e avere informazioni più dettagliate, vi consigliamo alcuni siti interessanti. Due in particolare sono quelli di Montagne in rete e Borghialpini.
E se vi occorre una mano per promuovere l’attività ad un costo contenuto, provate a contattare i nostri partner.
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