L’avvento di Instagram, nel 2014, ha fatto esplodere la mania dei selfie. Da allora il proliferare di foto è andato crescendo, fino a dare vita ad una vera e propria selfieeconomy, un’economia che comprende tutti quei prodotti e quei servizi che ruotano intorno all’autoscatto, quali per esempio i selfie stick e i selfie mirror, oppure tutte quelle app utilizzate per personalizzare i selfie o addirittura per trasformare gli scatti in fonti di guadagno.
Il modo più immediato per le aziende di usare i selfie, è quello di utilizzarli nelle campagne pubblicitarie chiedendo agli utenti di farsi delle foto intorno al prodotto, magari in cambio di sconti. In questo modo si accresce la visibilità del prodotto stesso e lo si mostra ai consumatori. Da uno scatto, poi, sfruttando le reti neurali e gli algoritmi di intelligenza artificiale, è possibile scoprire tantissime informazioni sul consumatore stesso, sulle sue abitudini di utilizzo del prodotto, su quali siano le sue emozioni quando lo usa.
Ci sono inoltre i tanti selfie box e selfie mirror, che possono essere acquistati o noleggiati a costi contenuti e utilizzati in diversi ambiti. Chi ha un ristorante o un albergo, per esempio, può porre uno di questi dispositivi nei suoi spazi, chiedendo ai clienti di farsi una foto e postandola sui social. In questo modo da una parte si avrà accesso al social network della persona, dall’altro si otterrà visibilità a costo zero, perché l’immagine dell’attività sarà diffusa sui social.
Ma c’è anche chi si è inventato i “selfie tour”, ovvero dei tour in cui una guida accompagna i turisti in giro per la città, offrendo consigli sulle migliori location fotografiche da immortalare con i selfie. Chiaramente le zone scenografiche sono quelle in cui questo tipo di servizi funzionano meglio e riscuotono maggior successo.
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