Oggi parliamo di un tema importante e dal forte impatto ambientale e sociale, ovvero: come rigenerare spazi urbani per l’agricoltura.
Dalla disponibilità di terreno agricolo dipendono infatti la produzione e il consumo alimentare. Per questo risulta importantissimo cercare di rallentare il consumo di suolo. Nel Bel Paese si consuma ogni anno il 7% di suolo naturale per infrastrutture ed edilizia. Un dato spaventoso, il doppio di quello degli altri paesi europei, che dovrebbe indurre a importanti riflessioni per evitare disastri ambientali.
In tutto questo, il recupero di aree industriali dismesse a favore di un’agricoltura di qualità, che si basa su una filiera corta e sull’innovazione tecnologica, può rappresentare una risposta.
Un esempio è quello delle coperture verdi di ex-fabbriche, oggi coltivate a orto. Notevoli sono i benefici che questo tipo di soluzione porta per l’ambiente e per l’uomo, dalla riduzione dei consumi energetici all’abbattimento dell’inquinamento acustico. Inoltre, se gli orti sono coltivati da chi usa l’edificio, oltre al beneficio di riciclare parte dei rifiuti in compost e al vantaggio di disporre di cibo a chilometro zero, si creano interessanti occasioni di scambio e socialità.
Sperimentazioni di orti sui tetti sono state attivate a Roma, Torino e anche a Milano, già durante il periodo di preparazione a Expo. Il capoluogo piemontese è stato il promotore di uno studio, nel 2016 con Labsus, Cibo, cittadini e spazi urbani. Ne è nato OrtiAlti, un progetto di ricerca, sperimentale e imprenditoriale che si occupa della promozione e della realizzazione di orti sui tetti piani di edifici, fornendo tutte le indicazioni necessarie, dallo studio di fattibilità al modello di gestione, coinvolgendo potenziali utilizzatori e abitanti.
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