Come acquistare (e salvare) la propria azienda

DESCRIZIONE

Un’azienda è sull’orlo del fallimento ma riesce a rimettersi in piedi dopo essere stata acquisita dai suoi stessi lavoratori. Non si tratta di una favola ma di un fenomeno che si chiama Workers Buyout, nato negli Stati Uniti negli anni 80 e che da qualche tempo ha attecchito anche in Italia, dove centinaia di imprese sommerse dai debiti hanno trovato una via di salvezza. Non sono scomparse, anzi sono tornate ad essere in attivo, grazie a tanti lavoratori che pur di non perdere il loro lavoro si sono rimboccati le maniche e hanno fatto il “salto”, mettendosi nei panni degli imprenditori.

Ma come funziona la cosa? I lavoratori in genere devono prima di tutto trovare un accordo tra di loro e contattare il sindacato per poi cercare di fondare una cooperativa. Quella della cooperativa è una formula vincente. Lo dimostra il loro tasso di sopravvivenza, che è superiore alla media delle aziende. Gli adempimenti burocratici non sono particolarmente complessi, ma può essere d’aiuto chiedere una consulenza specializzata ad una delle tante associazioni che offrono aiuto e sostegno ai Wbo.

Chiaramente in prima battuta, nel passaggio ad una cooperativa, gli stipendi si abbassano. Bisogna accettare sacrifici, il peggioramento del tenore di vita, e mettere la propria cassa integrazione o addirittura i proprio risparmi nel nuovo progetto. Tutti sforzi indispensabili per la riuscita del salvataggio. L’investimento iniziale è in particolare una scelta cruciale. Solitamente i lavoratori investono l’anticipo della mobilità e/o del trattamento di fine rapporto. Si tratta di una decisione impegnativa, perché significa rischiare anche l’ultimo paracadute a propria disposizione, scommettere su un gruppo, su di sé, sul proprio futuro. Lo step successivo è quello redigere un piano industriale e richiedere l’intervento del Cfi (Cooperazione finanza-impresa).

L’organizzazione deve essere perfetta. I soci hanno sia ruoli tecnici che gestionali. Nel caso serva, assumono manager competenti in grado di prendere le redini dell’azienda. Altrimenti, cercano di prendere delle decisioni tutti insieme attraverso momenti di assemblea, che chiaramente possono essere un vantaggio, ma anche un problema, perché si genera caos, in quanto tutti si sentono titolari.

Ma conviene tutto ciò? In effetti, se è vero che lo sforzo per i lavoratori è notevole, è pur vero che si ricevono aiuti. Per esempio, dal punto di vista dei debiti, quelli delle vecchie imprese non ricadono sulla cooperativa. E questo è un innegabile punto a favore. Inoltre, le cooperative ricevono prestiti da diversi fondi, che entrano nella società con partecipazioni temporanee e ne escono quando la cooperativa è in grado di di cavarsela in autonomia. Esistono infatti organizzazioni come il Cfi, che entrano nei capitali nelle cooperative, un po’ come fanno i fondi di private equity con le startup.

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2023-10-10T11:54:36+02:0012 Novembre 17|Focus|