Focus: come ridurre i costi di avvio di un’attività

DESCRIZIONE

Quando si decide di avviare un’attività, spesso capita di non avere a disposizione un budget considerevole. In genere si prendono i propri risparmi, piccole cifre faticosamente risparmiate, e li si integrano chiedendo un prestito ai genitori, ai nonni e ai parenti, agli amici, se non addirittura a una banca. Oppure si cerca un finanziamento, un bando europeo, un business angel. Qualcuno disposto a credere nell’idea e ad investire in questa.
Risulta dunque fondamentale saper ottimizzare le risorse raccolte, specie all’inizio, facendo le scelte giuste. Scelte che consentano di ridurre al minimo i costi, le spese e la burocrazia, per potersi concentrare il più possibile su una cosa sola: il business. Vediamo come.
Primo: dove aprire la propria impresa? Ci sono alcune zone migliori di altre o che presentano comunque dei vantaggi? La risposta è sì. Ci sono per esempio delle zone, di cui abbiamo già parlato (v.articolo), denominate zone franche urbane. Aree problematiche, caratterizzate da un forte disagio occupazionale e sociale, in cui non si pagano tuttavia non soltanto i contributi sul lavoro dipendente, ma neppure le imposte sui redditi e quelle municipali. Da valutare, se si rientra nei vincoli imposti dalla legge.
Secondo: cosa aprire? Se si desidera avviare una piccola attività di impresa o di lavoro autonomo, e si presume di non riuscire a superare i 30 mila euro di incassi annuali, allora l’ideale è aprire una Partita IVA con il regime dei minimi. I vantaggi? Esenzione da IVA e Irap, nonché dalla tenuta dei registri contabili, dagli studi di settore e dallo spesometro. Ma cosa più importante, tassazione ridotta al 5% per cinque anni. Qualora invece il tipo di attività dovesse portare a muovere importi rilevanti che presuppongano la necessità di aprire una società, il consiglio è di aprire una Srls, ovvero una società a responsabilità limitata semplificata, la quale rispetto alla Srl può essere avviata versando un solo euro di capitale sociale, e senza pagare alcun diritto di segreteria, imposta di bollo e onorario notarile.
Terzo: quali sono le spese indispensabili? Sicuramente il commercialista. È vero, tenere autonomamente la contabilità sul proprio PC si può fare, basta avere una buona preparazione di base. Tuttavia la normativa cambia velocemente e la legge non ammette errori. Meglio affidarsi ad un professionista, spendendo poche centinaia di euro all’anno, ed esternalizzare tutti gli adempimenti più impegnativi: spesometro, tenuta dei libri contabili e di quelli IVA, dichiarazione dei redditi e redazione del bilancio. Il suo aiuto inoltre può risultare prezioso anche nella fase di avvio dell’attività stessa. Dall’aprile 2010 è stata infatti creata la ComUnica, una comunicazione che permette con un’unica procedura di assolvere a tutti gli obblighi di legge, dalla richiesta del numero di Partita IVA fino all’iscrizione all’Inps dei dipendenti. L’iter burocratico tuttavia è molto complesso e il supporto di un esperto in questa fase è altamente consigliato.
Per tutte le altre spese, invece, è possibile ridurre drasticamente i costi con un minimo di scaltrezza. Per esempio l’ufficio (laddove serva) sarebbe meglio non affittarlo, perché tra bollette e canoni vari vuol dire spendere almeno 500 euro al mese. Meglio affidarsi invece a soluzioni più innovative quali il coworking, che consente non solo di ridurre i costi fissi ma anche di condividere le proprie idee e le proprie esperienze, e riceverne dei feed-back molto preziosi. I computer e i software? Mediamente implicano una spesa di 1000-1200 euro, da suddividersi tra hardware e programmi. Per ovviare all’acquisto si può pensare di affidarsi a società di server farm, che forniscono servizi di locazione di server in remoto, oppure a società di servizi da cui noleggiare le postazioni con un contratto comprensivo di assistenza.
E il personale? Si sa che rappresenta una delle voci più pesanti nei conti delle imprese italiane. Ma se si ha intenzione di assumere giovani con un età non superiore a 29 anni, si possono impiegare forme contrattuali agevolate quali i tirocini formativi che pur avendo una durata massima di sei mesi sono finanziati dalle Regioni e quindi molto convenienti per gli imprenditori, oppure i contratti di apprendistato, che hanno il duplice vantaggio di conoscere il lavoratore ma anche di contenere i costi contributivi.

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2023-10-10T21:55:02+02:0023 Aprile 14|Focus|